Darsi delle arie
Nell’immaginario collettivo, l’albero è una figura ambivalente: radicato nella terra e proteso verso il cielo, connette simbolicamente le profondità dell’inconscio con l’astrazione del pensiero. Ma cosa significa stare “sulla chioma dell’albero”? È una posizione elevata, ma anche precaria, sospesa, lontana dalla realtà. È lì che risiede il Puer aeternus, il fanciullo eterno che rifiuta il peso dell’esperienza. Due personaggi cinematografici – Amélie Poulain e Will Freeman – incarnano questa condizione con stili opposti, ma simili radici psichiche. In entrambi i casi, l’aria diventa elemento dominante: elevazione, leggerezza, fuga.
L’ARIA COME SOSPENSIONE: PENSIERO, ILLUSIONE, DISTANZA
Sentirsi per aria o con la testa tra le nuvole può riferirsi alla preponderanza del pensiero e all'utilizzo di meccanismi superiori. Significa anche non stare con i piedi per terra. Una razionalità unilaterale, infatti, finisce per diventare inconsapevolezza, irrazionalità. L’aria è elemento dell’astrazione, ma anche della disconnessione.
Aria di sortita, del sonno, di guerra, di caccia… Ogni "aria" è uno stato, un’atmosfera, un preludio. In musica, l’aria coincide con momenti di sospensione dell'opera, in cui lo spettatore si sintonizza con il mood del personaggio e si lascia trasportare in un'alt[r]a dimensione. Un tempo fuori dal tempo, una pausa carica di intenzione.
Tuttavia, quando lo stato di sospensione persiste, può diventare pericoloso: rimanere sulla chioma dell'albero significa restare lontano, in un atteggiamento aereo, immaturo, superbo. L’aria, se non equilibrata, può trasformarsi in un rifugio illusorio, una bolla che isola dalla vita concreta. In questo senso, la chioma dell’albero è anche una fuga: da sé, dagli altri, dalla responsabilità.
AMÉLIE E WILL: IL PUER TRA FANTASIA E FUGA
Amélie vive per mezzo delle sue fantasie, al punto di dover sviluppare necessariamente la sua spinta attiva per l’autodeterminazione. Crea un universo parallelo in cui può agire senza esporsi veramente. Ma anche per lei arriva il momento in cui deve scendere dalla chioma, toccare terra, rischiare l’incontro reale, imperfetto. La fiaba deve trasformarsi in esperienza.
Will in About a boy vive sulla chioma dell’albero: si rifiuta di impegnarsi nelle relazioni sentimentali, sociali e lavorative; vive una vita comoda, autosufficiente, ma vuota. Solo lasciando andare una parte del Puer potrà emanciparsi. Il contatto con Marcus – figura di senex bambino – lo costringe a rientrare nel ciclo della realtà, a radicarsi in qualcosa di più profondo del puro piacere. È l’inizio di un cammino verso l’integrazione.
Il Puer teme la gravità del vivere, ma solo attraversando il peso della materia potrà davvero volare.
Stare sulla chioma dell’albero è una metafora dell’ambivalenza tra desiderio di elevazione e paura della realtà. È un luogo da cui osservare il mondo con distacco, ma a certo punto serve decidere se restare sospesi o scendere. Amélie e Will, in modi differenti, rappresentano questo dilemma. Entrambi devono abbandonare la superiorità e la sicurezza dell’aria per confrontarsi con l’altro, con il mondo terreno. Solo allora il Puer potrà trasformarsi…